Si tratta di una tradizione antichissima, che affonda le sue radici anzitutto nei culti solari tipici del Medio Oriente, del mondo iranico ed anatolico e, più in generale, di tutto il Mediterraneo classico ( da Zaratustra a Mitra, da Attis al Sol Invictus); e poi nei culti del fuoco (luce) praticati in tutto il mondo antico, sia mediterraneo che nordico, particolarmente in quest’ultimo per la lunghezza e la rigidità del suo inverno.
Tali culti del sole e del fuoco, pur non avendo di per sé una precisa collocazione nel corso dell’anno, si sono concentrati già preistoricamente soprattutto attorno al solstizio d’inverno, tra S.Lucia, Natale ed Epifania (il Natale del Cristianesimo orientale). Nel Friuli e nel Veneto, soprattutto tra i fiumi Tagliamento e Piave (forse proprio per gli antichi rapporti con l’Oriente precristiano e cristiano), la sera del 5 gennaio si accendono da sempre, grandi fuochi, localmente chiamati con decine di nomi : la costruzione, la struttura, la composizione della pira, la sua accensione, la sua interpretazione in relazione alla produzione agraria dell’annata, fanno parte di precisi rituali che si perdono nella notte dei tempi.
L’Associazione Propordenone, avendo individuato in ciò una delle anime del Friuli, soprattutto occidentale, ha sempre sostenuto la tradizione, sia organizzando un proprio falò, sia pubblicando uno studio ad esso relativo, di Giosuè Chiaradia, e impegnandosi a rispettare e far rispettare la genuinità del fatto folcloristico, tipico della sera del 5 gennaio di ogni anno.
Dal 2002 la manifestazione ha assunto una nuova veste. Innanzitutto si è ritornati a bruciare il falò in un’ area più idonea alla manifestazione (l’area del fiume Noncello) con la partecipazione di figuranti, rappresentanti i Re Magi e la Befana, che giungeranno percorrendo un tratto del fiume Noncello (con il contributo dell’Associazione Pordenonese Gommonauti) e preceduti dalla stella cometa.
Durante la manifestazione vengono cantate le “villotte” con accompagnamento di strumenti tipici.
Motivazioni di carattere ambientale e sanitario, hanno però costretto a collocare il falò in zona molto all’esterno dell’ambito cittadino, così che nel 2005 è stato realizzato, d’intesa con l’Associazione Panorama, nell’ampio spazio adiacente il Villaggio del Fanciullo, una località posta a nord della città. avendo ottenuta la compartecipazione all’iniziativa anche dello stesso Centro di Formazione Professionale del Villaggio, il luogo e le collaborazioni dovrebbero determinare questo sito come sede definitiva della manifestazione.
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Processo e rogo alla Vecia
Si tratta di una tradizione antichissima, che affonda le sue radici anzitutto nei culti solari tipici del Medio Oriente, del mondo iranico ed anatolico e, più in generale, di tutto il Mediterraneo classico ( da Zaratustra a Mitra, da Attis al Sol Invictus); e poi nei culti del fuoco (luce) praticati in tutto il mondo antico, sia mediterraneo che nordico, particolarmente in quest’ultimo per la lunghezza e la rigidità del suo inverno.
Tali culti del sole e del fuoco, pur non avendo di per sé una precisa collocazione nel corso dell’anno, si sono concentrati già preistoricamente soprattutto attorno al solstizio d’inverno, tra S.Lucia, Natale ed Epifania (il Natale del Cristianesimo orientale). Nel Friuli e nel Veneto, soprattutto tra i fiumi Tagliamento e Piave (forse proprio per gli antichi rapporti con l’Oriente precristiano e cristiano), la sera del 5 gennaio si accendono da sempre, grandi fuochi, localmente chiamati con decine di nomi : la costruzione, la struttura, la composizione della pira, la sua accensione, la sua interpretazione in relazione alla produzione agraria dell’annata, fanno parte di precisi rituali che si perdono nella notte dei tempi.
L’Associazione Propordenone, avendo individuato in ciò una delle anime del Friuli, soprattutto occidentale, ha sempre sostenuto la tradizione, sia organizzando un proprio falò, sia pubblicando uno studio ad esso relativo, di Giosuè Chiaradia, e impegnandosi a rispettare e far rispettare la genuinità del fatto folcloristico, tipico della sera del 5 gennaio di ogni anno.
Dal 2002 la manifestazione ha assunto una nuova veste. Innanzitutto si è ritornati a bruciare il falò in un’ area più idonea alla manifestazione (l’area del fiume Noncello) con la partecipazione di figuranti, rappresentanti i Re Magi e la Befana, che giungeranno percorrendo un tratto del fiume Noncello (con il contributo dell’Associazione Pordenonese Gommonauti) e preceduti dalla stella cometa.
Durante la manifestazione vengono cantate le “villotte” con accompagnamento di strumenti tipici.
Motivazioni di carattere ambientale e sanitario, hanno però costretto a collocare il falò in zona molto all’esterno dell’ambito cittadino, così che nel 2005 è stato realizzato, d’intesa con l’Associazione Panorama, nell’ampio spazio adiacente il Villaggio del Fanciullo, una località posta a nord della città. avendo ottenuta la compartecipazione all’iniziativa anche dello stesso Centro di Formazione Professionale del Villaggio, il luogo e le collaborazioni dovrebbero determinare questo sito come sede definitiva della manifestazione.
Falò dell’Epifania o Pan e Vin
Si tratta di una tradizione antichissima, che affonda le sue radici anzitutto nei culti solari tipici del Medio Oriente, del mondo iranico ed anatolico e, più in generale, di tutto il Mediterraneo classico ( da Zaratustra a Mitra, da Attis al Sol Invictus); e poi nei culti del fuoco (luce) praticati in tutto il mondo antico, sia mediterraneo che nordico, particolarmente in quest’ultimo per la lunghezza e la rigidità del suo inverno.
Tali culti del sole e del fuoco, pur non avendo di per sé una precisa collocazione nel corso dell’anno, si sono concentrati già preistoricamente soprattutto attorno al solstizio d’inverno, tra S.Lucia, Natale ed Epifania (il Natale del Cristianesimo orientale). Nel Friuli e nel Veneto, soprattutto tra i fiumi Tagliamento e Piave (forse proprio per gli antichi rapporti con l’Oriente precristiano e cristiano), la sera del 5 gennaio si accendono da sempre, grandi fuochi, localmente chiamati con decine di nomi : la costruzione, la struttura, la composizione della pira, la sua accensione, la sua interpretazione in relazione alla produzione agraria dell’annata, fanno parte di precisi rituali che si perdono nella notte dei tempi.
L’Associazione Propordenone, avendo individuato in ciò una delle anime del Friuli, soprattutto occidentale, ha sempre sostenuto la tradizione, sia organizzando un proprio falò, sia pubblicando uno studio ad esso relativo, di Giosuè Chiaradia, e impegnandosi a rispettare e far rispettare la genuinità del fatto folcloristico, tipico della sera del 5 gennaio di ogni anno.
Dal 2002 la manifestazione ha assunto una nuova veste. Innanzitutto si è ritornati a bruciare il falò in un’ area più idonea alla manifestazione (l’area del fiume Noncello) con la partecipazione di figuranti, rappresentanti i Re Magi e la Befana, che giungeranno percorrendo un tratto del fiume Noncello (con il contributo dell’Associazione Pordenonese Gommonauti) e preceduti dalla stella cometa.
Durante la manifestazione vengono cantate le “villotte” con accompagnamento di strumenti tipici.
Motivazioni di carattere ambientale e sanitario, hanno però costretto a collocare il falò in zona molto all’esterno dell’ambito cittadino, così che nel 2005 è stato realizzato, d’intesa con l’Associazione Panorama, nell’ampio spazio adiacente il Villaggio del Fanciullo, una località posta a nord della città. avendo ottenuta la compartecipazione all’iniziativa anche dello stesso Centro di Formazione Professionale del Villaggio, il luogo e le collaborazioni dovrebbero determinare questo sito come sede definitiva della manifestazione.